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domenica 11 aprile 2021

La mia casa perfetta: stucco e pittura per far bella figura!

Ebbene, lo devo proprio ammettere: se c’è una cosa che amo fare è ridare nuova vita agli ambienti. Non serve poi molto e nemmeno una spesa rilevante. Ciò in quanto, molto spesso, anche il solo ridipingere le pareti consente di rinnovare una stanza. Perché il buon uso del colore, rispettando determinati criteri, contribuisce indubbiamente alla creazione di un ambiente armonico. Del resto la saggezza popolare da tempo insegna che bisogna usare: “stucco e pittura per far bella figura”. Insomma, anche se vesto soltanto di bianco e di nero, è ormai un bel po’ di tempo che le stanze dei luoghi in cui vivo, o comunque potrei vivere, sono tutte colorate. E non mi offendo se chi coinvolgo nelle mie rivoluzioni sorride al sentirmi affermare che anche un bagno ha bisogno di personalità. Tuttavia, la scelta di un colore non è cosa semplice e alla portata di tutti. Ed, infatti, quando ho espresso il desiderio di rendere “verde” la Casa delle giuggiole che tra un paio di mesi, a Farra d'Isonzo, sarà destinata ad ospitare i turisti per brevi vacanze, ho avuto ancora la fortuna di poter contare sull’aiuto di due amici architetti che mi hanno aiutata, mazzetta dei colori Sikkens alla mano, a scegliere il verde più idoneo per la casa alla quale stavamo mettendo mano. Che ogni casa abbia un'anima non ho mai avuto alcun dubbio. E credo anche che la casa sia specchio dell’anima ed estroflessione della psiche. Arredamento e colori pertanto non andrebbero mai decisi precipitosamente; bensì soltanto dopo che della casa ne è stato colto lo spirito. Per questo motivo guardo sempre con molta simpatia coloro i quali decidono di cambiare colore alle pareti, spostare i mobili, cambiare disposizione ai quadri ecc. Perché la casa, insomma, vive assieme a noi ed anche lei ha le sue esigenze in fatto di stile. Anche se, ovviamente, è sempre questione di gusto personale. L’importante è che il contesto ed il risultato finale favoriscano il proprio benessere, ovvero ci si trovi proprio bene tra le quattro mura domestiche.

I colori. L’effetto di un colore in una stanza è molto importante, come bene ha spiegato Francesca Cilento nell’articolo “Gli effetti dei colori: il sonno e la casa!” pubblicato online sul sito di Crescita personale. Ma con che criterio scegliere il colore delle pareti e degli arredi, pur tenendo conto delle preferenze personali, affinché il tutto appaia armonico? Una guida tutta da leggere è quella pubblicata dal Blog di interior design e lifestyle, perché illustra in maniera semplice ma approfondita la regola del 60, 30 e 10 per cento, fornendo anche alcuni esempi illuminanti. In pratica tale regola afferma semplicemente che per il look più equilibrato e accattivante, è necessario scegliere una tavolozza a tre colori per decorare una stanza e usarla come segue: Decorare il 60% della stanza con il colore dominante Decorare il 30% della stanza con il colore secondario Usare il colore rimanente come accento nel 10% dello spazio In pratica, il colore dominante sarà utilizzato per la maggior parte dello spazio (le pareti). Un colore secondario che riempie circa la metà dello spazio del colore dominante (il pavimento). Infine, un terzo colore per aggiungere spruzzi di interesse nella stanza. Per quanto mi riguarda, sono estremamente soddisfatta perché ho applicato la regola del 60, 30 e 10 (circa) senza nemmeno conoscerla nella nuova casa che sto arredando (La casa delle giuggiole) e che destinerò all’ospitalità, così come ho fatto con La casa del bambù di Gorizia. Ma se i colori dominanti nella Casa del bambù sono il grigio, bianco con l’accento di rosso, nella Casa delle giuggiole i colori sono verde, marrone e bianco, con accento oro. E mi considero molto fortunata per aver trovato in vendita, on line, il mio amato Toile de jouy nella tinta che cercavo. Tessuto che ho utilizzato per tende e rivestimento delle poltrone. A proposito di questo tessuto che amo tantissimo, e che non manca mai, in nessuna delle mie case, desidero condividere un fatto storico che assolutamente non conoscevo, scoperto alcuni giorni fa che, devo proprio ammetterlo, è stato consolatorio. E, più sotto, spiegherò il perché.

Le case di campagna. Da alcuni anni abito in una casetta che una cara amica ha denominato “Casa Primula” tenuto conto che i muri esterni sono stati dipinti nel colore e tonalità del fiore primaverile. Fermo restando i gusti personali e la scelta tra moderno e classico, non ho alcun dubbio che, nelle case da ristrutturare, vada rispettata la tradizione locale. Tanto per fare un esempio, ritengo che i casolari toscani o le masserie pugliesi hanno una tale caratterizzazione che non le vedrei proprio arredate in stile cottage british o provenzale. Diverso è invece se la casetta di campagna è ubicata in un territorio che non ha espresso uno stile suo proprio. In questo caso è mia opinione che il proprio nido possa essere arredato senza condizionamenti, ovvero lasciando che sia la casa stessa a prendere in mano la situazione. Ed ovviamente lo stesso vale per gli appartamenti in città o in paese. Per fare che ciò avvenga è sufficiente lasciarsi andare ai suggerimenti del proprio istinto, ovvero non studiare e pensare troppo per privilegiare le intuizioni. E’ quello che sto facendo proprio in questi giorni per la Casa delle giuggiole, ed il riscontro positivo degli amici, anche quelli abitualmente critici, mi confermano la bontà delle scelte compiute.

Il cottage inglese. A partire dallo struggente Casa Howard alle diverse serie televisive inglesi, non posso nascondere la mia predilezione per lo stile cottage d’Oltremanica. Stile che, peraltro, ho incontrato anche in Irlanda e nella indipendentissima Bretagna che, poco o nulla ha a che fare con la Francia in senso stretto. In quanto anche se la lingua ufficiale è il francese, quelle regionali di fatto parlate da chiunque sono il bretone ed il gallo; così come è diversa la cucina. Insomma, le mie preferenze nello stile country sono tutte quelle di impronta british rispetto al pur amato dai più stile provenzale. Ed è per questo motivo che, fino a poco tempo fa, ho pensato di peccare in termini di coerenza stilistica a causa della mia passione per il Toile de jouy.

Il Toile de jouy. Toile de Jouy è un tessuto antico in cotone, con motivi ripetuti di scene di caccia, paesaggi rurali, personaggi mitologici, fauna e flora. È stampato in un unico colore, solitamente blu, verde, viola, grigio o rosso. Il tessuto Toile de Jouy è stato originariamente prodotto in Irlanda nel XVIII secolo. Ed è questo fatto originariamente sconosciuto che mi consola, perché viene meno il mio timore della contaminazione francese nelle scelte d’arredo. Christophe-Philipe Oberkampf, imprenditore tessile tedesco, aprì una fabbrica a Jouy-en-Josas (vicino a Parigi) nel 1760. Poi, il tessuto divenne molto popolare in tutta la Francia. La parola francese «toile» significa tela di lino. Jouy proviene da Jouy-en-Josas, il nome della cittadina francese dove veniva prodotto questo tessuto. Jouy-en-Josas si trova nella periferia di Parigi. Ora c'è un museo di Toile de Jouy, nel bellissimo Chateau de l'Eglantine. Il tessuto Toile de Jouy divenne popolare in Francia sotto il regno di Maria Antonietta e Luigi XVI. Quindi oggi, quando pensiamo a Toile de Jouy, lo associamo all'arredamento del castello francese. A quel tempo, il tessuto era un po 'ovunque ... Tende e mantovane. Sedie. Cuscini. Divani. Lenzuola. Piumini. Tettuccio ... (Informazioni tratte da https://www.brocantemajolie.com)

Per approfondire l’argomento leggi: “La psicologia della casa: se stessi nel proprio ambiente” e l'interessante disamina sugli stili rustici dal titolo Rustico, Country, Provenzale e Shabby chic: quali sono le differenze?

sabato 3 novembre 2018

Una casa lontano da casa


Coronato il mio sogno nel cassetto, con la "Casa del bambù".


Proprio non riesco ad immaginare se il  sogno nel cassetto, anche di altri e non soltanto mio, è sempre stato quello di aprire un hotel; una pensioncina, un bed and breakfast insomma – cerchiamo di essere realisti una volta tanto - tutto mio, dove coccolare gli ospiti che arrivano in città.
Ovvio che la vita, poi, ti riserva tutt’altro ed il lavoro al quale ti devi dedicare è molto meno stimolante di quanto possa essere fare la locandiera. Ma tant’è. Gli anni, comunque, non passano mai per niente e se il sogno di gioventù è rimasto sempre lì, nell’angolino dei desideri, può succedere anche che esso si realizzi. E’ quanto è accaduto a me, alla soglia dei 70 anni. Perchè non si deve demordere mai. Un appartamento scelto e sistemato con cura ed amore, non è più funzionale allo scopo per il quale era stato realizzato, ed ecco che il sogno si avvera con facilità. Soprattutto grazie alla evoluzione di usi e costumi oltre all’entrata in scena dell’informatica, di booking, di airbnb e di tripadvisor, homeaway, tanto per intenderci.
E poi, tra il dire ed il fare non c’è sempre di mezzo il mare, come la saggezza popolare vorrebbe, ma a volte anche caparbietà e passione. Le qualità necessarie, in pratica, a metterti al riparo dai consigli,  di chi ha fatto di tranquillità e prudenza lo base della propria esistenza. Via si parte!
Le piattaforme informatiche che agevolano l’incontro tra domanda ed offerta aiutano moltissimo, con puntuali consigli sulle modalità per rendere l’annuncio da inserire accattivante. Poi, grazie anche all’esperienza di viaggiatrice, ovvero di che cosa ami trovare nella casa o nella stanza dove alloggerai per uno o più giorni, il gioco è fatto. L’annuncio è on-line.
A prescindere da Booking, che ormai tutti conoscono, e che è diventato il canale principale per la prenotazione degli alberghi online, ho scoperto Airbnb un paio di anni fa, in occasione di un viaggio in Sicilia. Attraverso questo sistema, chi ha la disponibilità di un alloggio che non intende utilizzare per i propri bisogni, ha la possibilità di metterlo a disposizione dei potenziali ospiti, per un periodo che va da 1 a 30 giorni. Trenta giorni, infatti, è il limite massimo, previsto dalla legge fiscale per le locazioni brevi a tariffa agevolata, ovvero il pagamento della cedolare secca al 21 per cento, al cui versamento dovrebbe provvedere direttamente l’intermediario.
Nessun servizio di colazione è ammesso per questo tipo di attività, contrariamente a quanto è consentito ai bed and breakfast. Ma a me personalmente non dispiace; ciò in quanto per la durata del contratto l’ospite deve sentirsi a casa sua, in ogni momento della giornata, senza la presenza di intrusi a rifare il letto o riordinare le stanze. E’ questo il vero senso di libertà che sottende a chi sceglie questo tipo di soluzione, rispetto alla tradizionale ospitalità in albergo, come peraltro pubblicizza homeaway dal suo sito: Più spazio, più privacy, più comfort. Provare per credere.
Amo molto la mia casa e l'ho curata nei minimi particolari. Si chiama “La casa del bambù” e si trova a Gorizia in corso Italia, in una posizione quindi centralissima. A coloro che effettueranno una prenotazione dopo aver letto questo post, insegnerò – durante il loro soggiorno - a cucinare un piatto tipico regionale e lo potremmo consumare assieme. O, in alternativa, chi fosse desideroso di conoscere l'eccellenza locale, lo accompagnerò in un giro di cantine per la degustazione dei magnifici vini del Collio. Vi aspetto!

Ferragosto: tra Augusto, l’Assunta e la mia gelateria del cuore

Riti antichi e piaceri moderni per un Ferragosto tutto mio . Ferragosto, per me, non è soltanto una data sul calendario: è una soglia. Un...