Dante diceva che le bestie
sono mosse dall'istinto, l'uomo dalla ragione; il pensiero è proprio atto della
ragione, perché le bestie non pensano. Sarà anche vero, ma di questi tempi non
è raro incappare in uomini violenti, brutali ed irascibili. Insomma, a delle
bestie. E così, se dal punto di vista scientifico siamo tutti animali ma bestie
tutti meno l'uomo, penso sia il caso di iniziare a riflettere sul senso di
questa distinzione. Personalmente, ho iniziato a farlo nel momento in cui la
mia macchina è entrata in collisione con un cinghiale, lungo un brevissimo
tratto di strada (soltanto 350 metri) che la segnaletica informa essere
abituale attraversamento di animali selvatici. Da tempo immemorabile.
Insomma, non è il cinghiale che ha attraversato la mia strada, ma è la strada che ha interrotto il loro corridoio naturale e ridotto e frammentato il loro habitat. In America, il rapporto con gli animali selvatici, e nello specifico i cavalli, è ancora più subdolo. Perchè ì 100 mila mustang selvaggi che vagano ancora per le praterie sono considerati eccessivi all'equilibrio necessario alla loro sopravvivenza e, comunque, un peso per la privatizzazione delle immense aree.
Insomma, non è il cinghiale che ha attraversato la mia strada, ma è la strada che ha interrotto il loro corridoio naturale e ridotto e frammentato il loro habitat. In America, il rapporto con gli animali selvatici, e nello specifico i cavalli, è ancora più subdolo. Perchè ì 100 mila mustang selvaggi che vagano ancora per le praterie sono considerati eccessivi all'equilibrio necessario alla loro sopravvivenza e, comunque, un peso per la privatizzazione delle immense aree.
E
così il Governo federale ne cattura ogni anno un migliaio, allo scopo di
limitarne il numero. Un centinaio di questi si salva, si fa per dire, e viene
inviato in alcuni penitenziari per essere addomesticati e quindi venduti
all'asta. Mustang è la storia di uno di questi cavalli e del suo rapporto con
il detenuto Roman, interpretato da un Matthias Schoenaerts che dà il meglio di
sè e dimostra (se ce ne fosse stato bisogno) di essere capace di calarsi in un
personaggio in maniera assolutamente straordinaria. Violenza e testardaggine
accomunano i due protagonisti (uomo e cavallo) in un trasformarsi reciproco,
perchè ciascuno ha bisogno dell'altro anche se inconsapevolmente. Del resto,
l'amicizia - quella vera - è il leitmotiv dell'intera storia portata sullo
schermo in questa opera di Laure de Clermont-Tonnerre, qui alla sua prima
esperienza da regista. Rispetto, amicizia e contenimento della rabbia sono
elementi fondamentali per i detenuti che partecipano al programma Mustang. E
non sono poca cosa questi aspetti se, come informano i titoli di coda, nel
momento in cui i detenuti che partecipano al programma, negli stati dove ancora
è praticato, hanno meno probabilità di ricadere nella spirale dopo essere
usciti dal carcere. Insomma, un film assolutamente consigliabile che, peraltro,
suscita un senso di oppressione per la illusoria superiorità dell’uomo all’interno
del mondo animale.
Ritornando, comunque, al mio
fatto personale ovvero alla collisione con il cinghiale (che era di grande
stazza) la mia macchina ne ha patito le conseguenze, con un danno di circa due
mila euro. Se la Regione, ovvero la società che per conto della Regione si
occupa della loro manutenzione avesse provveduto ad installare dissuasori
ottici, che all’arrivo di un autoveicolo proiettano di lato un fascio luminoso
con ciò bloccando istintivamente l’animale, il numero degli incidenti sarebbe
certamente inferiore a quello che, allo stato attuale, interessa l’intero
ambito regionale. La Provincia di Gorizia, alcuni anni fa era intervenuta in un
tratto di sua competenza nel territorio del comune di Medea e, a quanto pare,
il numero degli incidenti si era pressoché azzerato. Evidentemente la tutela
della fauna selvatica, di competenza oggi della Regione, non è una priorità
della Regione stessa; come del resto non lo è la tutela dei cittadini che dagli
animali selvatici subiscono danni. E questa è una affermazione che merita un
approfondimento, tenuto conto del progressivo aumento di incidenti di questo
tipo e del conseguente dovuto risarcimento all’automobilista che si è ritrovato
il mezzo danneggiato, da parte del soggetto responsabile.
Relativamente a questo
aspetto, è di tutto rilievo l’ordinanza di un anno fa n. 13488 del 29 maggio
2018, della Corte di Cassazione VI Sezione Civile. E’ stato infatti stabilito
che, una volta accertato – per ogni singolo caso, e sulla scorta delle leggi
nazionali e regionali che regolano le rispettive competenze – a chi sono stati
concretamente affidati i poteri di amministrazione del territorio e di gestione
della fauna, sia esso Regione, Provincia, Ente Parco, Federazione o
Associazione, ecc., risponde ex art. 2043 e 2051 c.c. dei danni causati a
terzi. Ed il principio affermato non è cosa da poco (come porterebbero a ritenere
le informazioni ad esempio fornite dalla Regione Veneto). Ciò in quanto, tanto
per citare un esempio, la posa in opera di cartelli di segnalazione di pericolo
di attraversamento di animali lungi dal far venir meno la responsabilità dell’ente
competente, non fa che confermare che il pericolo non è eccezionale ma reale. Perché
la riduzione della velocità non sempre è in grado di evitare l’impatto con l’animale
che attraversa la strada all’improvviso, rendendo impossibile evitare la
collisione.
In Friuli Venezia Giulia, ad
esempio, regione in cui vivo, è stata a suo tempo approvata una specifica legge
regionale (si tratta della legge regionale 6 marzo 2008, n. 6 “Disposizioni per
la programmazione faunistica e per l'esercizio dell'attività venatoria”). Tale
legge prevede l’erogazione di fondi per l’indennizzo dei danni causati dalla
fauna selvatica ai veicoli e alle attività agricole. I criteri, le modalità ed
i termini per la presentazione della domanda per la richiesta di indennizzo
sono descritti nel regolamento attuativo, decreto n. 023/Pres. del 7 febbraio
2018 che stabilisce in 5 mila euro il limite massimo di indennizzo per i danni
agli autoveicoli. Nello specifico, la domanda di indennizzo deve essere
presentata entro e non oltre venti giorni dal sinistro (art. 17 comma 1) e
l’indennizzo sarà erogato nella misura massima dell’80 per cento del danno
accertato.
Diversa è invece la
procedura in Veneto e Lombardia. In Veneto, ad esempio, ricevuta la denuncia ed
accertata la responsabilità della Regione, viene investita una società di gestione
sinistri la quale, dopo aver fatto stimare il danno, provvederà ad autorizzare
la liquidazione che sarà disposta sulla base della rinuncia ad avviare un
contenzioso. La delibera di riferimento è la n. 1443 del 12 settembre 2017,
pubblicata nel BUR n. 92 del 26 settembre del medesimo anno.
L'indennizzo previsto dalla
Lombardia è pari al 75% del danno accertato al veicolo a seguito di stima da
parte della consulenza tecnica della Compagnia, ovvero del valore del veicolo
al momento del sinistro in caso di danno totale o antieconomico, ed è
corrisposto fino al limite massimo di euro 5.500,00 (IVA compresa) per
sinistro. La domanda deve essere accompagnata da una dichiarazione con la quale
l’assicurato (ed i suoi eredi) rinunciano ad ogni azione civile nei confronti
della Regione, così come in Veneto.
Insomma, la questione è
complessa ma, perlomeno in Friuli Venezia Giulia, facilmente gestibile utilizzando
gli accorgimenti qui di seguito indicati, fermo restando che ormai tutte le
compagnie assicurative, con una minima maggiorazione al premio, prevedono il
risarcimento del danno subito a seguito di impatto con la fauna selvatica.
Nella triste ipotesi di una
collisione, se l’animale è ferito è necessario chiamare subito il servizio
veterinario ed il 112 per segnalare l’incidente. La chiamata alla centrale
operativa è elemento essenziale, anche nelle ipotesi in cui c’è la copertura
assicurativa. Perché, da un punto di vista formale e sostanziale, conferma l’impatto
anche se l’animale è rimasto incolume e se n’è andato per la sua strada. Senza
chiamata ai carabinieri non ci sarà alcun risarcimento del danno.
Una specifica disposizione
di legge, peraltro, in FVG, aveva previsto (comma 2 bis art. 10 della legge
6/2008) che per l'accertamento e la
stima dei danni ai fini della determinazione dell'entità dell'indennizzo, la
Regione avrebbe potuto stipulare appositi contratti con professionisti iscritti
nel ruolo dei periti assicurativi; ma non così non è stato fatto. Con la
conseguenza che nell’ipotesi in cui la causa del danno non sia evidentissima,
la Regione potrà rispondere (come di fatto fa) che la liquidazione non viene
disposta perché l’effetto causa non è evidente. Tutto ciò nonostante sia
richiesta all’atto della presentazione della domanda di indennizzo, una dichiarazione
sostitutiva di atto di notorietà relativa agli eventi. Circostanza quest’ultima
che in caso dubbio (ovvero nelle ipotesi in cui si ritenga non veritiera la
dichiarazione esibita) il responsabile del procedimento sia tenuto a segnalare
alla competente Procura della Repubblica il falso ideologico commesso dal
dichiarante nell’attestare falsamente un fatto. In sostanza, o la causa/effetto
è riconducibile al cinghiale e l’indennizzo è dovuto; oppure la dichiarazione è
falsa e segnali il fatto alla Procura. Vie di mezzo non dovrebbero in pratica
sussistere.
Come uscire dall’inghippo?
Il consiglio è quello di richiedere autonomamente una perizia la quale, sulla
base dell’esame della autovettura, il perito attesti il nesso tra il danno e la
collisione con l’animale selvatico. In tal caso la Regione non potrà che
procedere alla liquidazione senza tergiversare come pare faccia. Del resto, il
costo della perizia non è eccessivo e certamente in un rapporto costi/benefici,
assolutamente utile.
Nessun commento:
Posta un commento