Ho tagliato, nei giorni scorsi, un paio di rami di Calicantus da un cespuglio incolto ai margini di una strada. L’avevo addocchiato già lo scorso anno. Ma quando me n’ero accorta, ormai i fiori erano già del tutto aperti ed avevano perso, portati a casa, il loro inestimabile caratteristico profumo. Forse era perché la pianta stava ormai sfiorendo. Memore di ciò, l’altro giorno ho allungato leggermente la strada che abitualmente percorro per raggiungere Gorizia ed ho, come si suol dire, buttato l’occhio per vedere se erano spuntati, o meno, i boccioli d’oro. La mia sorpresa è stata grandissima quando ho avuto modo di appurare che non soltanto il cespuglio era costellato di boccioli ma tantissimi fiori si erano già totalmente aperti. Ma la gioia più grande, botanicamente parlando, l’ho provata quando ho scoperto che anche dal mio cespuglio, obbiettivamente collocato in una posizione infelice, tenuto conto che è sovrastato da un gigantesco tiglio che assorbe tutta l’energia circostante, è spuntato il primo bocciolo.
Il fiore è legato ad una leggenda davvero poetica. Si dice, infatti, che il pettirosso vagò per giorni da un albero all’altro fino a che trovò riparo tra i suoi rami. Per ricompensare l’arbusto della sua bontà e gentilezza, Dio fece cadere una pioggia di stelle che donarono ai fiori il loro aspetto splendente e dorato e il loro intenso profumo. Per questo motivo, regalare un rametto di calicantus fiorito nel linguaggio dei fiori significa esprimere affetto e protezione verso chi lo riceve. Per saperne di più su questa pianta, leggi qua.
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