mercoledì 29 aprile 2020

Riflessioni al tempo del Coronavirus

Emergenza sanitaria o emergenza costituzionale?


Oggi piove. Ci voleva finalmente un po’ di questa pioggia sottile, costante. Anche se le mie rose che iniziavano a sbocciare ne soffriranno un po’, penso alle produzioni agricole e orticole che di acqua avevano proprio bisogno. Ed anche i miei amati germogli di pungiotopo cresceranno con maggior vigore e facilità.
In queste oziose giornate di isolamento dove soltanto la mia passione per il cinema, la lettura ed il giardinaggio hanno reso sopportabile il cosiddetto lockdown non ho avuto molta voglia di scrivere, nel senso che mi sono limitata ai doveri professionali.
Lockdown. Strategica la scelta di utilizzare il termine straniero, anziché l’italiano “confinamento”. Forse perché il vocabolo italiano avrebbe potuto turbare anche la gente comune perché evoca un periodo storico nefasto (confino) e perchè i suoi sinonimi sono inequivocabili: prigionia, reclusione, imprigionamento, detenzione. E allora, perché non scrivere proprio di restrizioni? Questa settimana non è una settimana qualunque. E’ la settimana in cui le voci si stanno alzando per raccontare una storia che non avremmo mai più voluto sentire.

Il dissenso e le preoccupazioni. L’intervento più autorevole è stato senza dubbio quello della Presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia la quale, nella relazione sull’attività della Corte costituzionale nel 2019, ha affermato che: “La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l’attiva, leale collaborazione  di  tutte  le  Istituzioni,  compresi  Parlamento,  Governo,  Regioni, Giudici.  Questa  cooperazione  è  anche  la  chiave  per  affrontare  l’emergenza.  La Costituzione, infatti, non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e ciò per una scelta consapevole, ma offre la bussola anche per “navigare per l’alto mare aperto”  nei  tempi  di  crisi,  a  cominciare  proprio  dalla leale  collaborazione  fra  le istituzioni, che è la proiezione istituzionale della solidarietà tra i cittadini”. In altre parole, cerchiamo di non navigare a vista. Ipse dixit.
C’è, poi, l’intervento della camera penale di Trieste. L’avvocato Alessandro Giadrossi, in una intervista raccolta dalla tv-online Byoblu, illustra il contenuto della lettera inviata alle camere penali italiane, perché prendano posizione sulle questioni poste a proposito del principio di proporzionalità non rispettato dai provvedimenti governativi. Inutile riassumere. Ascoltare l’intervista è utile. Leggere la lettera chiarisce, in maniera puntuale, quali sono rischi ed effetti della deriva populista.
Mi ha commosso, poi, il video autoprodotto della cara amica avvocato Elena Feresin che, partendo dai valori della Resistenza, esprime la sua protesta, civile e democratica, a proposito della violazione dei diritti fondamentali dell’uomo messi a dura prova dai provvedimenti governativi.
Parte anche da Trieste, su iniziativa di alcuni avvocati, l’appello sottoscritto da più di 80 professionisti di tutta Italia teso a denunciare la violazione degli elementi fondanti la Carta costituzionale.

La comunicazione. Come procedere per far accettare alla Comunità nazionale le restrizioni? L’uso della comunicazione nella gestione della attuale situazione è da manuale. Non so quanti hanno letto o avranno voglia di leggere il saggio “Psicologia delle folle” scritto nel 1895 da Gustave Le Bon. Le Bon dipinge le folle come una forza di distruzione, priva di una visione d'insieme, indisciplinata e portatrice di decadenza, mentre esalta, invece, le minoranze come forze capaci di creare. Nella sua visione, la massa - permeata da sentimenti autoritari e di intolleranza - crea un inconscio collettivo attraverso il quale l'individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell'autocontrollo, ma che rende anche le folle tendenti alla conservazione e orientabili da fattori esterni, in particolar modo dal prestigio e dal carisma di singoli individui all'interno della massa stessa. E’ proprio quello che sta succedendo oggi.
Il Governo sta attuando una puntuale strategia di comunicazione a senso unico ed il sito istituzionale lo dimostra chiaramente a chi sa leggere tra le righe.
Peraltro, andrebbe letta con attenzione l’analisi di Luca Poma, professore di Reputation management all'Universita Lumsa di Roma e all'Universita della Repubblica di San Marino e specialista in Crisis communication pubblicata su formiche.net, dal titolo: “Governo Conte e Coronavirus. Analisi sulle frequenze della paura”. Cito soltanto un passaggio dell’articolato contributo. A proposito del bisogno di presidi medici a protezione degli operatori sanitari attivi nei nostri ospedali, ecco ciò che è stato comunicato: “Ecco gli amici cinesi, che ci regalano 100 milioni di mascherine” (in realtà contrattualizzate e pagate a prezzo di mercato), è stata l’informazione circolata sui Social, anche grazie al megafono costituito dal nostro stesso Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che della sua vicinanza al regime cinese non ha mai fatto mistero.
Lo scopo, sottolinea Poma, è confondere la popolazione, diffondendo l’idea che l’Unione Europea non stia facendo abbastanza e che per contro i regimi autoritari abbiano le soluzioni in tasca e siano ben disponibili – disinteressatamente, per puro spirito umanitario – a soccorrere l’Italia.

La prossima settimana inizierà la Fase 2 e le maglie, anche se di poco, si allenteranno. Ma non per questo saremo più liberi, perché già si parla di app di tracciamento. Questa vicenda sta assomigliando sempre più alla sceneggiatura di una storia distopica. Ma per quanto personalmente ami molto i film di fantascienza, non ho alcuna intenzione di diventarne protagonista.
Quindi Elena, Alessandro, Stefano io ci sto! Inizia la Resistenza 2.0.

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