lunedì 9 gennaio 2023

Roma e cinema: un connubio complesso

C’è chi sostiene che le coincidenze non esistono. Per dirla in maniera dotta, alla maniera di Jung, esiste nel flusso di eventi causali una linea di eventi acausali e cioè che non ha nessun collegamento apparente in natura con la legge di causa ed effetto, mossi da una qualche energia volitiva legata agli esseri umani, che li mette in grado di essere partecipi di eventi che non avrebbero dovuto accadere ma che di fatto in un modo o nell’altro accadono. La chiamò la legge della Sincronicità. Una teoria, in pratica, in cui il caso non esiste ma esiste un flusso di energia che dall’uomo torna all’uomo in risposta ad un suo bisogno profondo. In parole povere, il pensiero prevarica completamente tempo e spazio, mettendo in moto eventi acausali in risposta ad un desiderio inconscio.

In un’interessante analisi pubblicata alcune settimane fa (e la cui lettura integrale si consiglia vivamente), Roberto Grimaldi afferma che ““Luogo” è qualcosa che evoca i rituali della memoria e delle emozioni, è la risonanza emotiva che s’innesca quando l’ambiente è regolato dalla misura e dal “katà métron”, (con questa espressione il pensiero filosofico greco delle origini si riferiva all’atteggiamento di chi sa avere cura di sé; di chi sa governare se stesso avendo consapevolezza di sé, delle proprie possibilità e dei propri limiti.) Ma se si è al margine, si è abitati dal malessere, è l’atopia dell’esclusione: questo è la periferia. Ma allora perché più della metà della popolazione mondiale vive in città – e il fenomeno è in crescita esponenziale – se la destinazione più probabile e meno attraente è la fascia suburbana?

Quando si parla di periferia urbana, e dei relativi problemi connessi, il primo pensiero non può che andare a Roma, la più estesa realtà cittadina italiana, con i suoi 1.290 chilometri quadrati e i suoi 2,9 milioni di abitanti. Basti pensare che il 23 per cento della popolazione del comune di Roma vive oggi al di fuori del Grande Raccordo Anulare e in queste aree l’incremento degli abitanti negli ultimi dieci anni è stato del 26 per cento, a fronte del fatto che dentro il Gra (Grande raccordo anulare) la popolazione invece diminuisce. Pier Paolo Pasolini, racconta Isabella Amicuzi, nonostante non fosse nato a Roma, riuscì a descriverla in maniera minuziosa nelle sue opere. Le borgate, la loro lingua e la loro vitalità sono da subito fonte d’ispirazione per la sua produzione letteraria. La periferia romana diventa per il poeta la vera protagonista di un viaggio di ricerca e scoperta che lo accompagnerà fino al giorno della sua tragica scomparsa. È proprio nel quartiere di Monteverde che comincia a scrivere Ragazzi di vita. Romanzo pubblicato nel 1955 e che farà diventare Pasolini lo scrittore centrale del panorama culturale italiano.

Per quanto riguarda il cinema, arte che personalmente amo moltissimo, ho scoperto recentemente l’importanza del film Roma città aperta che ho visto una vita fa e che, me lo riprometto da un po’ di tempo, devo proprio riguardare. Otto Preminger, che è stato regista, produttore cinematografico e attore austriaco naturalizzato statunitense, una volta disse che «la storia del cinema si divide in due ere: una prima e una dopo Roma città aperta». Girato in segreto durante l’occupazione nazista in Italia, in Roma città aperta Roberto Rossellini racconta realisticamente la resistenza clandestina e l’Italia diventa così la patria del nuovo cinema. Basta storie inventate, rassicuranti e a lieto fine. Tutto il mondo si ispira, quindi, alle pellicole dei registi nostrani. Insomma, il neorealismo diventa un genere che tutti i più grandi volevano imitare.

Ed ecco che ritorno alle coincidenze. In queste giornate uggiose d’inizio inverno, quando l’umidità esterna certamente non invoglia ad uscire, a meno che non si sia costretti a farlo per qualche incombenza necessaria, mi è capitato di vedere, in successione, due film, ambedue ambientati ad Ostia, ovvero nella periferia romana, ed ambedue di denuncia sociale. Il primo è A mano disarmata (2019, Regia: Claudio Bonivento) e racconta la storia “vera” di una giornalista di Repubblica, Federica Angeli, la quale durante un lavoro d'inchiesta sul litorale romano di Ostia, si ritrova faccia a faccia con un pericoloso boss mafioso che la minaccia di morte se non rinuncerà a pubblicare l'articolo. Pochi giorni dopo l'accaduto, Federica sarà inoltre testimone oculare di una sparatoria tra clan in lotta per il dominio della zona. Nonostante sia spaventata dalle ripercussioni sulla sua famiglia e nonostante il tentativo di tutti di farla desistere, lei denuncerà i fatti. Da quel momento, costretta a vivere sotto scorta, la sua vita e quella dei suoi cari cambierà per sempre. Il secondo Non essere cattivo(2015, regia di Claudio Caligari) è ambientato sempre ad Ostia e racconta la storia di due amici. Un excursus, racconta Paola Casella su Mymovies, nei luoghi oscuri non solo dell'hinterland romano, ma dell'animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure di confine, l'una encomiabile per la sua volontà di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della propria condizione, l'altra patetica per l'incapacità strutturale di farlo. Perché “In certi luoghi e certe circostanze non essere cattivo, per citare il titolo, non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare fuori la tua natura peggiore, e possibilmente un "ferro".

Due storie, due visioni della vita in questi due film, che consiglio a tutti di guardare (ambedue sono disponibili su Raiplay). Due film italiani che rappresentano le due facce della medaglia di ciò che siamo e di ciò che vogliamo o possiamo essere. Il senso civico della giornalista che vede la propria vita rivoluzionata è coerente con ciò che anche professionalmente ha scelto di essere. Dall’altro lato il degrado di una società che non dà, se non raramente, possibilità di riscatto. Roma, quindi, sempre Roma. Ma non è solo la Caput mundi meta sognata da ogni turista. Non è solo la città rappresentata, in sintesi, da via Veneto e la dolce vita. E' una città complessa che, fortunatamente, il cinema non ha smesso di raccontare e che, per quanto mi riguarda, non ho smesso di seguire.

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