I colori. L’effetto di un colore in una stanza è molto importante, come bene ha spiegato Francesca Cilento nell’articolo “Gli effetti dei colori: il sonno e la casa!” pubblicato online sul sito di Crescita personale. Ma con che criterio scegliere il colore delle pareti e degli arredi, pur tenendo conto delle preferenze personali, affinché il tutto appaia armonico? Una guida tutta da leggere è quella pubblicata dal Blog di interior design e lifestyle, perché illustra in maniera semplice ma approfondita la regola del 60, 30 e 10 per cento, fornendo anche alcuni esempi illuminanti. In pratica tale regola afferma semplicemente che per il look più equilibrato e accattivante, è necessario scegliere una tavolozza a tre colori per decorare una stanza e usarla come segue: Decorare il 60% della stanza con il colore dominante Decorare il 30% della stanza con il colore secondario Usare il colore rimanente come accento nel 10% dello spazio In pratica, il colore dominante sarà utilizzato per la maggior parte dello spazio (le pareti). Un colore secondario che riempie circa la metà dello spazio del colore dominante (il pavimento). Infine, un terzo colore per aggiungere spruzzi di interesse nella stanza. Per quanto mi riguarda, sono estremamente soddisfatta perché ho applicato la regola del 60, 30 e 10 (circa) senza nemmeno conoscerla nella nuova casa che sto arredando (La casa delle giuggiole) e che destinerò all’ospitalità, così come ho fatto con La casa del bambù di Gorizia. Ma se i colori dominanti nella Casa del bambù sono il grigio, bianco con l’accento di rosso, nella Casa delle giuggiole i colori sono verde, marrone e bianco, con accento oro. E mi considero molto fortunata per aver trovato in vendita, on line, il mio amato Toile de jouy nella tinta che cercavo. Tessuto che ho utilizzato per tende e rivestimento delle poltrone. A proposito di questo tessuto che amo tantissimo, e che non manca mai, in nessuna delle mie case, desidero condividere un fatto storico che assolutamente non conoscevo, scoperto alcuni giorni fa che, devo proprio ammetterlo, è stato consolatorio. E, più sotto, spiegherò il perché.
Le case di campagna. Da alcuni anni abito in una casetta che una cara amica ha denominato “Casa Primula” tenuto conto che i muri esterni sono stati dipinti nel colore e tonalità del fiore primaverile. Fermo restando i gusti personali e la scelta tra moderno e classico, non ho alcun dubbio che, nelle case da ristrutturare, vada rispettata la tradizione locale. Tanto per fare un esempio, ritengo che i casolari toscani o le masserie pugliesi hanno una tale caratterizzazione che non le vedrei proprio arredate in stile cottage british o provenzale. Diverso è invece se la casetta di campagna è ubicata in un territorio che non ha espresso uno stile suo proprio. In questo caso è mia opinione che il proprio nido possa essere arredato senza condizionamenti, ovvero lasciando che sia la casa stessa a prendere in mano la situazione. Ed ovviamente lo stesso vale per gli appartamenti in città o in paese. Per fare che ciò avvenga è sufficiente lasciarsi andare ai suggerimenti del proprio istinto, ovvero non studiare e pensare troppo per privilegiare le intuizioni. E’ quello che sto facendo proprio in questi giorni per la Casa delle giuggiole, ed il riscontro positivo degli amici, anche quelli abitualmente critici, mi confermano la bontà delle scelte compiute.
Il cottage inglese. A partire dallo struggente Casa Howard alle diverse serie televisive inglesi, non posso nascondere la mia predilezione per lo stile cottage d’Oltremanica. Stile che, peraltro, ho incontrato anche in Irlanda e nella indipendentissima Bretagna che, poco o nulla ha a che fare con la Francia in senso stretto. In quanto anche se la lingua ufficiale è il francese, quelle regionali di fatto parlate da chiunque sono il bretone ed il gallo; così come è diversa la cucina. Insomma, le mie preferenze nello stile country sono tutte quelle di impronta british rispetto al pur amato dai più stile provenzale. Ed è per questo motivo che, fino a poco tempo fa, ho pensato di peccare in termini di coerenza stilistica a causa della mia passione per il Toile de jouy.
Il Toile de jouy. Toile de Jouy è un tessuto antico in cotone, con motivi ripetuti di scene di caccia, paesaggi rurali, personaggi mitologici, fauna e flora. È stampato in un unico colore, solitamente blu, verde, viola, grigio o rosso. Il tessuto Toile de Jouy è stato originariamente prodotto in Irlanda nel XVIII secolo. Ed è questo fatto originariamente sconosciuto che mi consola, perché viene meno il mio timore della contaminazione francese nelle scelte d’arredo. Christophe-Philipe Oberkampf, imprenditore tessile tedesco, aprì una fabbrica a Jouy-en-Josas (vicino a Parigi) nel 1760. Poi, il tessuto divenne molto popolare in tutta la Francia. La parola francese «toile» significa tela di lino. Jouy proviene da Jouy-en-Josas, il nome della cittadina francese dove veniva prodotto questo tessuto. Jouy-en-Josas si trova nella periferia di Parigi. Ora c'è un museo di Toile de Jouy, nel bellissimo Chateau de l'Eglantine. Il tessuto Toile de Jouy divenne popolare in Francia sotto il regno di Maria Antonietta e Luigi XVI. Quindi oggi, quando pensiamo a Toile de Jouy, lo associamo all'arredamento del castello francese. A quel tempo, il tessuto era un po 'ovunque ... Tende e mantovane. Sedie. Cuscini. Divani. Lenzuola. Piumini. Tettuccio ... (Informazioni tratte da https://www.brocantemajolie.com)
Per approfondire l’argomento leggi: “La psicologia della casa: se stessi nel proprio ambiente” e l'interessante disamina sugli stili rustici dal titolo Rustico, Country, Provenzale e Shabby chic: quali sono le differenze?