lunedì 24 gennaio 2022

Merla e gattini nell'Inverno che avanza

Archiviati ormai gli addobbi natalizi e riposti per le prossime festività dicembrine, anche i rami di Calicantus che a Gennaio inebriano il soggiorno di casa hanno ormai perso il loro profumo. Insomma, calendario alla mano, stanno per avvicinarsi i “Giorni della Merla”. I giorni della Merla indicano gli ultimi tre di gennaio, quindi quest'anno sabato 29, domenica 30 e lunedì 31 gennaio ma c'è anche chi li fa coincidere con gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Ma, in sostanza, cambia molto poco.

Sono molte le leggende intorno all'origine della locuzione "I giorni della Merla", secondo una di queste, per ripararsi dal forte freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri. Secondo una versione più elaborata della leggenda, una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca del freddo, la merla fece provviste sufficienti per un mese e si rinchiuse nella sua tana fino al 28 gennaio (allora ultimo giorno del mese). Quando uscì si mise a cantare per sbeffeggiare Gennaio, ma il mese se ne risentì e chiese in prestito tre giorni a febbraio, scatenando bufere di neve e gelo che costrinsero la merla a rifugiarsi in un camino. Lì restò al riparo per tre giorni e quando uscì, era tutta nera a causa della fuliggine. E così rimase per sempre. (1)

Ci sono, poi, altre versioni meno poetiche, ma è questa che amo particolarmente. Peraltro, siamo quasi a metà Inverno e tra breve, quindi, inizierà la stagione dei gattini, un rito annuale al quale mai rinuncerò. Si tratta dei rami di salice che, ad esempio in Austria, verranno utilizzati per costruire l’albero di Pasqua, mentre qui da noi si utilizzano rami di nocciolo. Personalmente io scelgo i rami di ulivo, insomma, un connubio tra sacro e profano. Sono stata sempre incuriosita dall’origine del nome con il quale viene comunemente chiamato il salice nel momento in cui emette le prime gemme e, proprio di recente, ho scoperto una bella leggenda polacca la quale narra di una gatta che, disperata per la fine che avrebbero presto fatto i propri cuccioli, gettati nel fiume dal proprio padrone, stava manifestando tutto il suo struggente dolore con pietosi e strazianti miagolii. I salici, presenti sulla sponda del fiume, impietositi dalla scena atroce, tesero i loro rami verso il fiume per permettere ai gattini di aggrapparsi, così facendo li salvarono dalla triste fine. Da allora, alla fine di ogni inverno i salici non fioriscono ma, in ricordo di quanto accaduto, si ricoprono di una morbida infiorescenza lanuginosa e di colore bianco, simile al pelo dei gattini, tali infiorescenze, infatti vengono chiamate “gattini”.

1. Per saperne di più sulla possibile origine della locuzione "i giorni della Merla", clicca qui.

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