Riprendo a parlare di giardini; seppur con ritardo rispetto
alla scaletta che mi ero prefissata. Ma, ahimè, il tempo vola e le due ore al
giorno che dedico a curare le mie adorate piante, mi lasciano ben poco altro
tempo per coltivare i miei ulteriori interessi, o meglio le passioni che
caratterizzano la mia vita: cinema, cucina e lettura. E per fortuna che ho
deciso di orientarmi verso il cottage garden, che è quanto di più diverso dalla
concezione formale che caratterizza il giardino all’italiana. Il giardino
formale, o giardino all'italiana, infatti, ha bisogno di molte più cure. E’ uno
stile di giardino di origine tardo-rinascimentale ed è caratterizzato da una
suddivisione geometrica degli spazi ottenuta con l'utilizzo di filari alberati
e siepi, di sculture vegetali di varia forma ottenute con la potatura di
cespugli sempreverdi (topiarie), specchi d'acqua geometrici, spesso accostati
ad elementi architettonici quali fontane e statue. Ha profondamente influenzato
l'intera storia del giardinaggio, risultando decisivo anche per la nascita del
giardino alla francese e, per contrasto, del giardino all'inglese.
Il cottage garden utilizza un design informale, materiali
tradizionali, piantagioni dense e una miscela di piante ornamentali e commestibili.
Dipende dalla grazia e dal fascino piuttosto che dalla grandiosità e dalla
struttura formale. I giardini familiari e funzionali collegati ai cottage della
classe operaia risalgono a secoli fa, ma la loro reinvenzione stilizzata
avvenne nell'Inghilterra del 1870, come reazione ai giardini immobiliari più
strutturati e rigorosamente mantenuti con i loro progetti formali e le
piantagioni di massa di annuali in serra. I primi giardini di cottage erano più
pratici di oggi, con enfasi su verdure ed erbe, alberi da frutto, forse un
alveare e persino bestiame. I fiori, usati per riempire gli spazi, diventano
gradualmente più dominanti. Il tradizionale giardino del cottage era di solito
chiuso, forse con una porta a forma di rosa. I fiori comuni ai primi giardini
dei cottage includevano i fiori dei fioristi tradizionali come primule e viole,
insieme a fiori con uso domestico come calendula ed erbe varie. Altri erano le
rose vecchio stile riccamente profumate che sbocciavano una volta all'anno e
fiori semplici come margherite. Con il passare del tempo, alcune sezioni
giardino-cottage furono aggiunte anche ad alcuni grandi giardini immobiliari. I
moderni cottage garden includono innumerevoli varianti personali e abbracciano
materiali vegetali, come erbe ornamentali o piante autoctone. Ed ecco perché,
per quanto mi riguarda, ho voluto inserirci il viburno, i fiori di maggio, il
philodelfo. Tutte piante che adoro e che sono praticamente scomparse dai
giardini, e ovviamente, le rose; a proposito delle quali mi soffermerò a lungo.
Comunque, come ho già scritto a proposito del melograno, una
pianta che non può mancare, in un cottage garden è il fico; ovvero una delle
piante da frutto più frequenti da trovare allo stato selvatico in virtù della
sua grande adattabilità al clima mediterraneo, alla siccità e ai terreni
poveri. Ed è per questo che se ne vedono spesso esemplari isolati lasciati
liberi di svilupparsi in modo del tutto naturale. E che inducono alla sosta per
gustarne i prelibati frutti. Questo albero viene coltivato da tempi molto antichi. Il
fico viene citato innumerevoli volte nella bibbia, tra gli alberi presenti
nell’eden è l’unico menzionato per nome. Nell’antico e nel nuovo testamento
questa pianta assume un importante valore simbolico di prosperità, di
conversione e rimedio al peccato: ricordiamo ad esempio le foglie di fico usate
per coprire i genitali da Adamo ed Eva. L’albero di fico ha quindi accompagnato
l’agricoltura attraverso i secoli, spesso consociato con altre colture come
vite e olivo.
La potatura. Gli scopi della potatura del fico essenzialmente
sono tre: mantenere la pianta ad una certa altezza, tale da consentire la
raccolta da terra, senza che ci sia bisogno di una scala; ottenere una
produzione equilibrata e costante ed, infine, la sicurezza. Il legno del fico
non è resistente come quello di altri alberi e con i venti forti può scosciarsi
ed arrecare danni, soprattutto se si trova in prossimità di una strada o vicino
all’abitazione, quindi in certi casi si interviene tagliando rami
particolarmente a rischio.
I principali
interventi di potatura che si realizzano per il fico, come per molte altre
piante del frutteto, sono di due tipi: la potatura di allevamento, che è volta
a impostare la forma della pianta nei suoi primi anni, e la potatura di
produzione, che sono gli interventi periodici che vengono effettuati durante
tutta la vita utile dell’albero. La potatura di allevamento è quella che si
esegue nei primi anni dalla messa a dimora della pianta e ha lo scopo di
indirizzarla verso la forma voluta. Nel caso del fico, le piante vengono
lasciate crescere abbastanza libere ma sempre con qualche criterio. In genere
si tengono gli alberi dei fichi a vaso globoso oppure a cespuglio. Nel fico
allevato a vaso globoso notiamo un fusto piuttosto basso con le branche
principali, che si aprono più o meno equidistanti, in una situazione analoga a
quella che si trova nelle altre specie da frutto. L’interno della chioma in
questo caso è ben illuminato e la pianta è espansa soprattutto in orizzontale.
Alla messa a dimora, l’astone del fico viene cimato a circa 50 cm, in modo da
stimolare l’emissione dei germogli, tra cui verranno scelte le future 3 o 4
branche. Il fico può anche essere allevato a cespuglio. In questo caso, nella
primavera successiva alla messa a dimora, che di solito avviene tramite talea
radicata provvista di 3 rami, si accorciano questi ultimi a circa 30 cm, in
modo da farli tutti ramificare. Nella primavera dell’anno dopo bisognerà potare
tutti questi nuovi germogli a un terzo della loro lunghezza, e questo consente
un ricaccio vegetativo e nuove ramificazioni del cespuglio. Anche nell’anno
successivo verranno eseguite queste spuntature sui rami del fico, mentre i
polloni nati nel frattempo dalla base verranno eliminati con tagli radenti.
Il fico è una specie che non richiede interventi energici di
potatura. L’importante, nell’approcciarsi ad una pianta da potare, è osservarla
esternamente per intera ed iniziare a valutare se e dove intervenire, perché in
certi anni ci si può limitare anche solo all’eliminazione dei rami secchi e di
quelli malati, mentre in altri è utile eliminare anche qualche ramo che risulta
troppo in concorrenza con altri. In linea di massima il taglio migliore per il
fico è il taglio di ritorno, con il quale si recide un ramo proprio al di sopra
di una ramificazione laterale, deviando quindi la crescita verso il laterale,
che è più giovane. Gli obiettivi che si perseguono con i tagli sono: Il rinnovo
delle formazioni fruttifere. In questo senso conviene sempre togliere i rametti
fruttiferi piccoli inseriti direttamente sulle branche grandi e nelle parti
interne della chioma. Arieggiare le chiome, sfoltendo e scegliendo tra più rami
vicini e tendenti ad incrociarsi. Togliere polloni, succhioni e branche molto
assurgenti. I rami verticali non concorrono alla produzione, perché hanno molto
vigore vegetativo: dentro di loro la linfa scorre molto più velocemente
rispetto ai rami curvi e orizzontali, ovvero quelli meglio adatti alla
fruttificazione. Polloni cresciuti dalla base e succhioni nati da una branca
sono molto forti e tolgono nutrimento alle altre parti di pianta. Tuttavia,
quando bisogna sostituire una branca vecchia o che si è rotta col vento, è
possibile scegliere proprio un succhione allo scopo.
Accortezze utili
nella potatura. Qualche consiglio utile, da tenere potando il fico e altre
piante del frutteto: Bisogna sempre fare dei tagli radenti ed evitare di
tagliare rami lasciando dei monconi lunghi: sui monconi possono essere presenti
gemme che poi germogliano con un ricaccio vegetativo indesiderato. Evitare le
spuntature, preferendo sempre i tagli di interi rami, scegliendo accuratamente
quali togliere e quali lasciare. I tagli devono essere netti e non sfibrati per
non rovinare il ramo, e devono essere inclinati per evitare che si formino
ristagni di acqua sopra il taglio. Gli strumenti per la potatura, che vanno dalle
semplici cesoie per il taglio dei rami sottili, fino a seghetti e tranciarami,
devono essere di buona qualità e vanno mantenuti bene, affilati e puliti,
possibilmente disinfettati con una certa regolarità. Il legno di fico non ha
grande valore come legna da ardere, perché è tenero e genera poche calorie in
termini di combustione, e inoltre in certi casi bruciandolo nel camino genera
molto fumo. In alternativa lo si può biotriturare e mettere poi nel compost
tutto questo materiale sminuzzato.
Quando potare il fico.
Il momento ideale per la potatura invernale del fico è la fine dell’inverno,
dopo il periodo delle gelate, ma anche in altri momenti dell’anno è utile
intervenire con qualche operazione. Per esempio, se si vogliono togliere i
polloni con l’obiettivo di riutilizzarli per fare delle talee, il momento più
indicato è settembre-ottobre, e data l’elevata attitudine pollonifera del fico,
fare le talee è un ottimo modo per propagarlo rapidamente. In estate si può
fare la “scacchiatura”, ovvero l’asportazione dei germogli superflui in
concorrenza con quelli che si intendono lasciar crescere.
Se vuoi visitare il mio cottage garden lo trovi su Istagram https://www.instagram.com/marilisabombi/
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Le informazioni tecniche sono tratte da: https://www.ortodacoltivare.it/frutti/potatura/fico-rami.html
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