Stamattina, comunque, ho deciso che sarei andata al cinema, ovunque in provincia fosse stato proiettato il film “La bella estate” che sarebbe dovuto uscire il 24 agosto, ovvero giovedì scorso. Ma invece niente! Lo danno a Pordenone (Cinemazero) a Trieste (Giotto), a Udine (Visionario) ed, infine, al The Space Cinema di Pradamano. Tra Gorizia, Monfalcone e Villesse, nulla di fatto. Peccato veramente. Il film porta il titolo della trilogia La bella estate, raccolta di tre romanzi brevi di Cesare Pavese pubblicata nel 1949, anno peraltro in cui scrisse il racconto “Tra donne sole” dal quale è stata tratta la sceneggiatura del film. L’opera completa gli valse, nel 1950, il Premio Strega ma l'importante riconoscimento non fu sufficiente ad evitargli di dare un senso al “vizio assurdo” che da sempre l’aveva tormentato. Domani, 27 agosto, ricorre l’anniversario della sua morte. 73 anni. Tanti quanto i miei, cresciuta – dai 16 anni in su – all’insegna del suo mito. Tanto da indurmi, ogni volta che ne ho la possibilità, a girovagare tra le sue amate Langhe.
Il romanzo, Tra donne sole, che già nel 1955 è stato utilizzato per la sceneggiatura di un film: Le amiche, per la regia di Michelangelo Antonioni, racconta la storia di Clelia, una modista che torna a Torino dopo 17 anni per aprire un nuovo negozio. Clelia entra in contatto con il mondo della borghesia torinese, fatto di feste, amori e noia, e conosce Rosetta, una ragazza che ha tentato il suicidio. Clelia cerca di aiutare Rosetta, ma si rende conto che la vita di quelle donne è vuota e priva di senso. Il romanzo è una riflessione sulla solitudine, sul rapporto tra le classi sociali e sul ruolo della donna nella società del dopoguerra.
Laura Luchetti, regista del nuovo adattamento, ha preferito utilizzare il titolo della trilogia, La Bella estate, appunto. Nella presentazione su Mymovies Tommaso Tocci mette in evidenza il romanzo di formazione al femminile ambientato nella Torino dell'immediato pre-guerra. Una storia d'amore celata e di rapporto fiorente con il proprio corpo e il proprio desiderio. La bella estate inquadra con maturità il racconto della giovinezza inquieta, dandogli anche una veste formale elegante e dal sapore classico. Nel creare la versione in immagini della prosa di Pavese, la regista ha confezionato un film sull'insidioso processo di farsi oggetto dello sguardo altrui, impresa ancora più ardua quando non si conosce (ancora) la propria identità, come nel momento transitorio dello sbarco nell'età adulta. Un film, quindi, attualissimo che non si può proprio perdere e consigliato anche alla generazione di giovani ragazze che la propria immagine amano ostentare.
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