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Claudia Cernigoi alla ricerca sempre della verità |
E' mai possibile che nell'epoca del trionfo delle fake news
degli haters, la pagina Facebook di una giornalista che tratta argomenti
rilevanti quali antimafia, ecologia, ambiente ed antifascismo venga chiusa?
Ebbene si! Succede anche questo oggi. Il che dimostra, inequivocabilmente, che
Asimov, in Io Robot, aveva ancora una volta visto giusto. Siamo infatti avviati
inesorabilmente su quella strada se può succedere ciò che è successo a Claudia
Cernigoi la quale ha segnalato una censura di FB per articoli sul tema
fascismo. Sarà a causa di un algoritmo, sarà a causa di criteri violati, ma quando le macchine prendono il sopravvento i conti non tornano più. Ho deciso di riportare integralmente la sua nota diffusa tra i
colleghi, perchè ritengo giusto che i responsabili dei social media riflettano
sulla democrazia on-line, rivedendo i criteri allo stato attuale utilizzati al
fine di decidere l'eliminazione delle pagine. E spero che altri seguano il mio
esempio di denuncia civile.
"Sono una giornalista pubblicista che dal 1990 dirige
La Nuova Alabarda, testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di
Trieste (n. 798 d.d. 16 ottobre 1990). Nel 2013 ho aperto una pagina FB a nome della
testata, com’è d’uso per gli organi di stampa. Nel corso di questi sei anni ho
pubblicato una quantità immensa di articoli di attualità e di approfondimenti,
soprattutto sul tema del fascismo e del neofascismo, della strategia della
tensione e della storia del confine orientale (con particolare riferimento alle
tematiche della Resistenza e della questione delle “foibe”); ma mi sono anche
occupata di legalità, di antimafia, di ecologia, diritti civili, di rilanci di
comunicati sulla situazione internazionale e via discorrendo. A corredo di
tutto ciò un’amplissima galleria fotografica che documentava le manifestazioni
pubbliche avvenute a Trieste ma non solo.
Ieri ho ricevuto un laconico quanto lapidario annuncio dal
non meglio identificato “Team di Facebook” che mi comunicava che la pagina
della Nuova Alabarda non era più pubblicata, e dopo circa una mezz’ora dalla
contestazione della decisione da me inviata, per chiedere quantomeno i motivi
che avevano portato a questa cancellazione, la pagina è scomparsa del tutto,
con il contenuto di sei anni di lavoro giornalistico di indagine ed
informazione, lavoro che ho perso irrimediabilmente (è vero che i testi e le
foto sono ancora presenti nel mio computer, ma l’impaginazione di articoli
nelle note FB e la scelta di foto per gli album sono cose che non si possono
recuperare ma devono essere rifatte da capo; senza contare che non ho neppure
più l’indice di quanto ho pubblicato nel tempo).
Non è la prima volta che FB
censura i miei articoli, in base a segnalazioni pretestuose quanto
bugiarde effettuate da persone cui dà fastidio il mio lavoro, soprattutto di
informazione sul neofascismo: sono stati cancellati, in quanto avrebbero
“violato gli standard” di FB tutti i post nei quali denunciavo con foto gli
imbrattamenti neonazisti di monumenti e lapidi (ad esempio il mio profilo è
stato bloccato per un mese, l’anno scorso, perché avevo denunciato
l’imbrattamento con svastiche della lapide che ricorda gli agenti della scorta
di Moro, foto che avevo peraltro tratto da altre pagine di informazione
online), sono state cancellate le foto di scritte corredate di simboli nazisti
esoterici che avevo pubblicato a necessario corredo di un’analisi sulle
medesime scritte comparse a Gorizia (analisi che ha riscosso l’approvazione
anche di personale di polizia giudiziaria); la mia pagina personale è stata
ripetutamente bloccata (lo è tuttora) in quanto vengo “monitorata” in modo
francamente inquietante da qualcuno che cerca tutto ciò che posso avere scritto
in FB, anche a livello di commenti in profili altrui, andando a segnalare anche
scritti di due o tre anni fa, in cui compaiono o simboli nazisti o la parola
“negri”, vietata da FB (l’ultimo blocco mi è stato imposto perché in un
commento di tre anni fa avevo scritto “sono neri, non negri”). Tale accanimento
nei miei confronti è piuttosto pesante da subire, in quanto comporta il blocco
della mia attività di informazione su uno dei canali social più frequentati.
Negli ultimi due mesi, in seguito alla pubblicazione di un
libro sui processi per le foibe triestine (“Operazione Plutone”, edito dalla
Kappa Vu di Udine, nel quale ho analizzato una serie di procedimenti
giudiziari, spiegando come l’eccidio avvenuto presso l’Abisso Plutone sul Carso
triestino non fu commesso da partigiani o militari jugoslavi, ma da un gruppo
di criminali comuni infiltrati), sono stata bersagliata da commenti e da
messaggi contenenti anche minacce di morte: in base alla (falsa e calunniosa)
accusa di essere una “negazionista delle foibe”, molti commentatori hanno
scritto che per questo motivo dovremmo io stessa, nonché la mia editrice
Alessandra Kersevan, venire “infoibate”, in una sorta di dantesco contrappasso,
o, forse, rivendicazione a conferma di una delle cose che ho scritto (citando
documenti del Ventennio) relativamente all’uso delle foibe da parte fascista
come metodo di eliminazione degli avversari.
Dopo l’ennesimo post (Alex Cioni di CasaPound Schio) che mi
“sputtanava” perché avevo spiegato come l’idea di “infoibare” i nemici e molti
“infoibamenti” concreti fossero stati opera dei fascisti, tale Valentina Ferro
Rottermaier, di Vicenza, ha commentato “perché non buttiamo dentro anche lei”
(nelle foibe, si intende); ho pertanto scritto un post nel quale evidenziavo
che il comportamento dei fascisti che mi accusano di mentire perché dico che le
foibe sono un’invenzione fascista e poi minacciano di “infoibarmi” è una
conferma a quanto sostengo io, la Ferro Rottermaier ha commentato sulla mia
pagina con toni pesanti che lei non mi aveva minacciata ma aveva solo fatto del
“sarcasmo” e che l’avrei capito se avessi “più di un neurone”. Dopo averla
cancellata e bloccata, ho visto che aveva pubblicato un commento sulla pagina
Cioni, in cui diceva che stava facendo un sacco di screenshot delle mie pagine,
ed il giorno dopo mi è comparso il messaggio di cancellazione da parte di FB.
Non è il mio l’unico caso di censura FB: altre pagine che
trattano di antifascismo sono state chiuse, senza motivazioni plausibili. E’
ovvio che se devo denunciare un comportamento neofascista (scritte, saluti
romani) devo anche corredare di foto, a mo’ di prova, quanto sostengo: ma se la
foto di denuncia viene cancellata perché “viola gli standard”, senza
considerare il testo che sta a fianco, alla fine la censura colpisce gli
antifascisti e non i fascisti."
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